Il vaccino rende liberi?

Il vaccino rende liberi? Alcuni sembrano esserne convinti al punto da non esitare ad usare una frase che ricorda i campi di concentramento e l’olocausto per affermarlo. Questo slogan a me ha ricordato l’ingresso di Auschwitz e l’ho scritto, e ai custodi della religione vaccinista, di tipo integralista, ciò ha dato molto fastidio.
Nel contesto in cui ci ritroviamo, in cui la libertà di espressione è di fatto negata e il diritto di critica viene contestato anche ai rappresentanti politici democraticamente eletti, il problema diventa chi – come me – invita ad un uso misurato delle parole facendo notare deplorevoli assonanze e non chi quelle parole ambigue ha pronunciato.

Il memorial museum di Auschwitz – ammesso che un museo (nella persona di chi?) abbia titolo di intervenire nel dibattito politico – dovrebbe più di altri comprendere i rischi e le finalità della propaganda subdola, che promette false libertà in cambio di asservimento.

Sarebbe semmai dovuto intervenire a tutela della dignità dell’uomo, oggi gravemente minacciata dalla discriminazione strisciante e spesso dichiarata contro chi non accetta trattamenti sanitari di dubbia efficacia e non comprovata sicurezza. E poiché quella frase è odiosa ed è simbolo di uno sterminio organizzato dal governo più cinicamente assassino della storia, riproporla sostituendo “vaccino” a “lavoro” per spingere a sottoporsi ad un’inoculazione che sta determinando non poche morti e non pochi dubbi nella popolazione, lo trovo gravemente offensivo sia verso i morti di Auschwitz, ma anche per i morti da vaccino ed i loro familiari. Morti che le cronache tendono a minimizzare e dimenticare, e che potevano essere evitati procedendo in modo più cauto e scientificamente sicuro alla stessa vaccinazione.

Spero che non si continui a promettere un’illusione di libertà e ad alimentare la psicosi sanitaria che già ha prodotto danni epocali, per coartare le coscienze dei cittadini che legittimamente rivendicano la propria libertà di scelta.

E mi auguro che nei prossimi mesi, allo stesso fine, non si limitino ulteriormente le libertà di lavorare e circolare come avvenuto in questi due anni, o peggio non si introducano aberranti e illegittime discriminazioni fra vaccinati e non, come propone qualcuno.

Rispedisco al mittente ogni strumentalizzazione delle mie parole e delle mie intenzioni.
Inviterei semmai ad affrontare il dibattito cominciando a ridare voce, oltre che a chi è per la vaccinazione ad oltranza, anche a coloro che hanno dei dubbi, peraltro diffusi e sempre crescenti nella comunità scientifica, e che come nel mio caso, non avendo interesse a ricevere prebende da case farmaceutiche ed affini, non hanno difficoltà ad esprimerli pubblicamente.

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