Harari è l’ideologo del grande reset

Il grande reset è alimentato da una grande narrazione. Uno dei volti di questa narrazione è lo scrittore isdraeliano Harari. I suoi testi ed i suoi interventi sono riproposti in modo sempre più insistente nella nostra società tradotti e distribuiti in decine di lingue e paesi.

Ho letto con grande interesse questo articolo di Carlo Freccero, che qui ripropongo. Un articolo pubblicato da La Verità, il primo che mi risulti su un grande quotidiano, che evidenzia la pericolosità di questa narrazione, fortemente ideologica, che apre verso un transumanesimo che io vedo pericoloso nella misura in cui propone con arroganza una direzione che sembra volere tradire l’uomo per come lo conosciamo il nome di una parola, fortemente ridisegnata in questi anni: scienza.

Caro Guerrieri, attenzione ad Harari. E’ lui l’ideologo del Grande Reset di Carlo Freccero

Ho letto con piacere ed attenzione la bella intervista rilasciata a Caverzan da Giordano Bruno Guerri. È un insieme di affermazioni di buon senso con cui non si può essere d’accordo. Ma c’è un punto che mi ha stupito. Guerri si dice affascinato ,tra gli autori moderni, dai libri di Yuval Noah Harari. Identifica Harari con autore letterario, mentre per me è  molto di più.  E’ l’autore del copione che da tre anni va in onda nella vita reale ad opera del World Economic Forum. E’ il teorico del futuro che ci aspetta tra breve

È un utopista con una differenza fondamentale rispetto a tutti gli altri utopisti della storia. Le loro fantasie erano ambientate in un NON LUOGO (UTOPIA) a testimonianza del fatto che il loro stesso autore le riteneva irrealizzabili. L’ utopia di Harari si chiama Grande Reset , ed è in corso di attuazione, a tappe forzate ,a partire dalla famosa pandemia che Klaus Schwab ha definito un’occasione irripetibile di cambiamento del mondo. Klaus Schwab esprime questo concetto nel suo libro più famoso COVID 19 THE GREAT RESET scritto a quattro mani con Thierry Mallaret. E descrive invece nel dettaglio la natura di questo cambiamento in un’opera precedente (LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, con prefazione, nell’edizione italiana di John Elkann) e successiva (GOVERNARE LA IV RIVOLUZIONE INDUSTRIALE) in cui si parla apertamente di fusione della natura umana con l’intelligenza artificiale emergente. Ciò sarebbe possibile con un’agenda dì digitalizzazione che i governi di tutto il mondo hanno recepito e fatto propria. Due temi, l’agenda digitale e l’agenda verde, sono al centro del cambiamento epocale in atto sul pianeta. L’uomo deve cambiare la sua stessa natura diventando dipendente dall’agenda digitale. Contestualmente deve ridimensionare i suoi consumi alimentari ed energetici per limitare un riscaldamento globale che le élite ritengono incontestabile, ma che molti esimi scienziati ritengono invece pretestuoso. Ma cosa c’entra Yuval Noah Harari con Klaus Schwab? Schwab non è abbastanza rassicurante. C’è in Schwab, nel suo accento tedesco, nella sua postura rigida e quasi militare,  qualcosa di inquietante. Ed ecco che, nel tempo, l’immaginifico Harari ha sempre più conquistato il centro della scena ed è diventata la voce ufficiale dei forum di Davos. D’altronde Harari non è uno scrittore come gli altri. Il suo successo è il risultato della sua identificazione col sistema. I suoi libri sono best sellers assoluti ed hanno stampato milioni di copie in tutti i paesi del mondo. Il suo libro SAPIENS – BREVE STORIA DELL’UMANITÀ è stato tradotto in trenta lingue. Il successivo HOMO DEUS ha avuto una visibilità ed un rilievo anche maggiore. Ma non si tratta di un caso: Il sistema lo impone. Harari ha tenuto lezioni obbligatorie in tutte le grandi aziende di Silicon Valley, con lo scopo di procedere alla formazione della nuova classe dirigente. I suoi libri sono la bibbia del mondo che sta per nascere. E non uso il termine a caso perché Harari vuole sostituire il nuovo HOMO DEUS agli dei del passato che erano, secondo lui, compreso Gesù Cristo, fake news. Nel passato l’evoluzione si è svolta naturalmente. Oggi una élite di filantropi è in grado di prendere in mano il progetto evolutivo dell’uomo e del pianeta, per costruire forme di vita inorganica ed ibrida. Harari viene definito transumanista e questa visione del transumanesimo ha fatto sì che la parola transumanesimo significhi oramai qualcosa di agghiacciante. Qualche anno fa ero interessato al transumanesimo come prosecuzione e completamento ideale dell’umanesimo rinascimentale. L’umanesimo ha prodotto filosofia, sapere, bellezza. La frase che meglio definisce l’umanesimo è la famosa definizione di Pico della Mirandola che afferma che l’uomo può scegliere cosa diventare: degenerare nell’animalità o ascendere alla natura divina, con una semplice decisione della sua anima. È un appello a migliorarsi, crescere, elevarsi. Per Harari e per le élite di cui è espressione, i due ruoli ,animale e divino, devono separarsi e non saranno più oggetto della scelta di ciascuno di noi. Le élite saranno i nuovi dei ,gli uomini normali saranno respinti nel regno animale e come animali saranno allevati e controllati per non alterare l’equilibrio del pianeta. Sopravviveranno a scopi utilitaristici per integrarsi nell’agenda digitale e nella vita inorganica. E dice queste cose apertamente, senza procurare nessuna relazione, ma solo ammirazione nei suoi ascoltatori, diretti interessati e vittime designate dai suoi progetti. Capisco il fascino che un autore come Harari può suscitare, soprattutto per la presunta modernità di certe sue argomentazioni. Tuttavia bisogna vigilare sulle trappole i i falsi miraggi che il suo pensiero ci prospetta.

 

FRANCESCA DONATO – Mep Non Iscritta al parlamento Europeo

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