Dove va a finire l’mRna dei vaccini? Ecco come cautelarsi.

9 Feb 2023|Covid-19|

a cura di Rosaria Antona

Di fronte all’urgenza posta dalla pandemia – e dalla sua discutibile gestione -, l’ingegneria genetica e le tecnologie di trasfezione (tecnica di introduzione di materiale genetico esogeno in cellule riceventi) sono state impiegate per sviluppare vaccini a mRNA, approvati d’urgenza, eccezionalmente prima che terminassero i dovuti studi sperimentali e d’osservazione. Studi che sono tutt’ora in corso!

Al di là delle legittime preoccupazioni relative alla sicurezza e all’efficacia nel prevenire la trasmissibilità del virus, l’eccellente studio di Bellavite-Ferraresi-Isidoro, pubblicato sulla prestigiosa rivista Biomedicines (qui il lavoro originale), approfondisce meticolosamente i meccanismi di azione di tali prodotti immunologico-genetici (nella fattispecie “profarmaci-immunostimolatori genici”).

In letteratura sono riportati vari eventi avversi, tra i quali miocardite, pericardite, crisi ipertensive e altri gravi problemi cardiovascolari, così come reazioni dermatologiche, autoimmuni e neurologiche (la proteina Spike infatti può attraversare la barriera emato-encefalica).

Attraverso un accurato confronto tra virus e vaccino, che ne coglie le differenze e le analogie, e attraverso la descrizione dei meccanismi immunologici e patologici che sono alla base degli eventi avversi provocati sia dal virus sia dal vaccino, scopo di tale studio è di orientare la prevenzione, la diagnosi e la cura degli effetti avversi correlati al vaccino, e quindi di fornire informazioni utili allo sviluppo di una vaccinazione personalizzata che valuti il rapporto rischio/beneficio a seconda delle condizioni fisiopatologiche predisponenti a tali eventi avversi.

Gli Autori sottolineano come la conoscenza approfondita dell’Immunopatologia, della Patologia Cellulare e della Fisiopatologia può spiegare il legame tra la presenza della Spike in circolo e le diverse manifestazioni cliniche che si osservano nei pazienti vaccinati, in cui la produzione di questa proteina viene stimolata ripetutamente e a distanza di breve tempo (ogni 3-4 mesi).

Qui di seguito una sintetica e assai semplificata introduzione all’articolo che è estremamente tecnico e dettagliato.

Il virus SARS-CoV-2 penetra e infetta le nostre cellule grazie alla glicoproteina Spike, presente sul suo involucro (detto capside), che si lega all’enzima ACE2 (che funge da recettore).

FIGURA 1

L’enzima ACE2, che governa i processi di regolazione della pressione arteriosa, è presente in diversi tipi di cellule, compresa la mucosa delle vie respiratorie superiori e dei tratti gastrointestinali, dell’endotelio, delle piastrine, dei polmoni, delle arterie, del cuore e dei reni, ed è presente in forma solubile nel plasma.

Pertanto, la proteina Spike, sia che provenga direttamente dal virus sia che venga sintetizzata su mandato di un mRNA vaccinale, può interferire con il Sistema Renina-Angiotensina governato da ACE2, alterando così l’omeostasi della circolazione e del sistema cardiovascolare, sino a causare crisi ipertensive e altre gravi reazioni avverse.

Ora, il vaccino a mRNA è stato progettato per far produrre anticorpi neutralizzanti contro la proteina Spike.

Secondo una teoria semplicistica ed erroneamente modellata sulla base dei vaccini proteici di vecchia generazione, le cellule muscolari locali o le cellule APC (specializzate nel legarsi all’antigene e presentarlo ai linfociti T) si limiterebbero a produrre – su istruzione dell’mRNA vaccinale – le proteine Spike al fine di stimolare la risposta immunitaria (vedi A1-A2 in figura sotto).

Ma ci sono importanti differenze tra il virus e il vaccino. Infatti, questo mRNA esogeno che ordina la sintesi proteica della Spike è incapsulato in nanoparticelle lipidiche che possono fondersi con qualsiasi cellula (e non solo quelle che esprimono ACE2), può diffondersi e rimanere in circolo nel corpo, in organi distanti dal sito di iniezione, senza degradarsi nei tempi previsti (la biodistribuzione e l’emivita dell’mRNA vaccinale sono attualmente sconosciute).

Si pensi, ad esempio, che sia l’mRNA sia la proteina Spike sono stati trovati nei linfonodi ascellari dopo 60 giorni dall’iniezione!

Sono state rintracciate proteine Spike circolanti nel sangue di soggetti ricoverati per miocardite dopo la vaccinazione.

E ancora, la proteina Spike è stata rilevata nella parete del vaso del cervello e del cuore di un paziente di 76 anni deceduto tre settimane dopo aver ricevuto la terza dose.

Quindi, potrebbe accadere che: B1) la proteina Spike venga espressa da parte di tipi cellulari diversi; B2) che le piastrine del sangue interagiscano (aggregandosi con rischio di trombosi) con la Spike presente sulla membrana delle cellule endoteliali; B3) che anticorpi specifici si leghino alla proteina Spike presente sulle cellule del miocardio, dell’endotelio, etc., portandole alla morte; B4) che specifici linfociti T CD8+ attacchino le cellule endoteliali che esprimono la proteina Spike.

FIGURA 2

Quindi, la proteina Spike si comporta più come agente patogeno che immunogeno, poiché il vaccino suscita la risposta immunitaria insieme a possibili gravi effetti collaterali sul sistema cardiovascolare, la cui gravità dipende dalla distribuzione nel corpo della proteina Spike e dall’entità della risposta immunitaria suscitata dal vaccino stesso.

Infine, in caso di infezione naturale, il sistema immunitario riceve una preparazione nettamente superiore e più completa, adeguata a fronteggiare anche le cosiddette varianti, poiché rimane conservata la memoria immunitaria del virus intero, in tutte le sue componenti (proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici).

L’immunità indotta dal vaccino invece non copre tutte le varianti e decade velocemente, richiedendo continue dosi di richiamo. Ma le conseguenze di queste ultime nel breve, medio e lungo termine, sono sconosciute. Le somministrazioni ripetute, esattamente come continui attacchi infiammatori, potrebbero alterare la funzionalità e la reattività del sistema immunitario.

FIGURA 3

Nella tabella sopra vengono riportati i corrispondenti meccanismi molecolari e patogeni per i vari effetti clinici. A partire dalla comprensione di tali meccanismi coinvolti, gli autori dello studio suggeriscono alcuni spunti per una diagnosi e una terapia degli eventi avversi, al fine di aiutare coloro che sono stati danneggiati, dato che la Spike – sia virale che vaccinale – può essere causa del danno al miocardio e al sistema cardiocircolatorio.

Ad esempio, un improvviso aumento della pressione sanguigna potrebbe essere fatale nelle persone con aneurismi cerebrali, problema aggravato da una possibile trombocitopenia. Così come di fronte al rischio di coagulazione del sangue a causa di un aumento del D-dimero, potrebbe considerarsi utile l’uso di inibitori dell’aggregazione piastrinica o di anticoagulanti; o ancora, se l’ipotesi patogenetica prevalente si focalizza sull’autoimmunità in caso di gravi patologie neurologiche, è indicato l’uso di corticosteroidi o di immunosoppressori.

Alla luce di dati così sconcertanti, si rende necessaria d’ora innanzi una attenta e personalizzata diagnostica pre-vaccinale, che valuti attentamente i vari fattori di rischio quali ad esempio la pressione sanguigna, i parametri della coagulazione, la presenza di malattie autoimmuni.

Infine, sarebbe una scelta più logica ed etica quella di utilizzare la tecnologia omica per progettare vaccini più efficaci e sicuri, nonché per meglio profilare chi davvero possa beneficiare della vaccinazione, limitandone i rischi. Magari escludendo i bambini, i giovani, gli anziani, i fragili… e i guariti! A questo riguardo, avevamo già parlato nel blog del recente articolo del Prof. Ciro Isidoro (Biomedicines. 2023 Jan; 11(1): 52.Published online 2022 Dec 26. doi: 10.3390/biomedicines11010052) proprio su come le tecnologie omiche consentano di valutare accuratamente i pazienti che possano beneficiare della vaccinazione, posto che ve ne sia la necessità.

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