Indebitare oltremodo il nostro Paese, ecco a che serve il PNRR. Lo conferma la riflessione del prof. Michele Geraci.

7 Apr 2023|Economia|

Condivido questa analisi cristallina del prof. Michele Geraci. In essa trovo conferma della mia opinione sul principale obiettivo di questa operazione: indebitare oltremodo il nostro Paese con l’aggiunta di condizionalità stringenti per l’erogazione delle tranche future, per tenerlo in ostaggio per decenni.

Cosa non va nel #PNRR? Quasi tutto, è viziato da grazi errori sia sulla parte sinistra (assets, attività), che sulla parte destra (liabilities, passività). Quando si fanno dei progetti di investimento, si procede in questo ordine:

1) Prima si fa la lista dei possibili progetti

2) Poi si ordinano per priorità, che possono essere priorità sociali per il paese, o ritorni economici, o altro

3) Si taglia una riga, con una certa flessibilità, e si selezionano, dall’alto in basso, quelli da fare, e si scartano gli altri

4) Si calcola quanto è necessario investire per ciascun progetto e si fa il totale di quelli selezionati, sopra la riga

5) Con la lista dei progetti in mano e dei loro benefici, e della necessita totale di fondi, si decide come finanziarli. Con che tipo di debito, bonds, a che scadenze, se bond sui mercati o prestiti dalla #UE o da altri, che seniority, che tassi.

Quello che si deve fare, in pratica, è: prima si lavora sulla parte sinistra del bilancio, la lista dei progetti, e poi sulla parte destra del bilancio, i finanziamenti. Questo assicura, o quasi, un approccio analitico che massimizza l’efficienza dell’uso dei fondi e, quindi, massimizza il moltiplicatore fiscale.

Se i progetti sono buoni, la finanza, che è liquida, insegue i progetti validi e i fondi si trovano sempre.

Quello che si è fatto è, invece: prima rincorrere i fondi, negoziando per ottenere il massimo valore possibile, senza sapere cosa farne, e poi, ottenuti i fondi, si è cercato di “riempire” quel totale con progetti. Si è quindi, erroneamente, prima lavorato sulla parte destra del bilancio, i finanziamenti, e poi, sulla parte sinistra, i progetti. Si è quindi, andati in affanno, perché, al contrario della finanza, i progetti reali sono meno liquidi e mentre la finanza si adatta bene ai progetti, i progetti si adattano male alla finanza.

Questo metodo errato di operare, e di forzare n-progetti e “cucirli” all’interno di un totale fissato (191 miliardi) porta chiaramente a un degrado dei ritorni marginali e quindi del ritorno medio del progetto complessivo. Da qui, nessuna sorpresa nel vedere un moltiplicatore pari 0.9, minore di 1, cioè ritorno reale cumulato di -10%. Debito cattivo. Questo è l’inizio. Poi parliamo anche degli altri, ancora più gravi, errori commessi nel finanziarsi con debito privato (con la #UE, piuttosto che con BTP), di rank privilegiato (cosa che non si fa mai, se si ha accesso ai mercati, come è il caso dell’Italia) e a tassi maggiorati (pagando quindi anche di più in interessi).

La narrazione “europeista” di alcuni media ed “esperti” che hanno bombardato il paese con, falsi, slogan “Pioggia di miliardi a fondo perduto” ha creato quel clima di agiatezza mentale “Eh, si li spendiamo a caso, ma tanto non dobbiamo ridarglieli, quindi poco è gia più di zero”, non solo tra i cittadini, ma anche tra chi li deve gestire, tale da non consentire orami più una critica riesamina della qualità di quei progetti Questo è quel che dico da due anni. Forse oggi, il governo #Meloni ed altri ministri hanno capito. Bene, ma sbrighiamoci

Condividi su

Potrebbe anche interessarti