Crisi energetica: i costi di questa guerra per tutta l’Europa

3 Lug 2022|Economia|

 

Pochi giorni fa si è tenuto un briefing presso la Commissione ITRE (Industria, Ricerca ed Energia) con il Direttore Generale delle DG ENER della Commissione Europea Mechthild Wörsdörfer sugli ultimi sviluppi della crisi energetica legata alla guerra in Ucraina.

Il Direttore ci ha fornito molte informazioni importanti. Il transito di gas dalla Russia all’Ucraina si è ora ridotto dell’80% e Zelensky ha dichiarato che il gas e il carbone rimarranno nel loro paese.

Non è un buon segno per il prossimo inverno in Europa, perché il flusso di gas in arrivo dalla Russia è già notevolmente diminuito. C’è un alto rischio legato alla fornitura di gas. 10 Stati hanno attivato il primo livello di emergenza nell’approvvigionamento (Italia compresa) e 12 Stati membri sono interessati dalla riduzione parziale o totale del gas proveniente dalla Russia.

Dal 16 giugno, il flusso dal Nordstream 1 è diminuito del 60%. La Russia ha attribuito questo calo a problemi tecnici dovuti alle sanzioni imposte dall’Unione Europea, dicendo che si tratta di una contrazione temporanea, ma è possibile – e tutti in Europa presumono – che si tratti effettivamente di una scelta strategica per indebolire l’economia europea.

In ogni caso, lo stoccaggio in Europa continua ed è già oltre il 50% della capacità come valore medio. Non c’è alcuna preoccupazione immediata, perché abbiamo l’estate davanti a noi e perché stanno cercando di far lavorare al massimo i rigassificatori (oltre ad attivarne di nuovi entro ottobre nei Paesi Bassi e in Germania), tuttavia i rischi ci sono perché la situazione è molto delicata.

Gazprom ha annunciato un’interruzione delle forniture per i primi giorni di luglio: da quella data non arriverà più gas, e non si sa se continuerà dopo il 10 luglio.

Se ci sarà uno stop totale alle forniture di gas russo avremo un scenario con il 10-15% della domanda media europea di inverno che non può essere soddisfatta (un dato da rivedere in senso peggiorativo se l’inverno è particolarmente freddo).

Alla luce di questa situazione, sono previste sei azioni per la preparazione europea all’inverno:

  • monitoraggio e coordinamento nei mesi di luglio e agosto;
  • sostituzione a breve termine dei consumi di gas con altre fonti energetiche del settore industriale, della produzione di energia elettrica e dei consumi domestici, per far fronte ad eventuali carenze di approvvigionamento;
  • Accelerare l’efficienza energetica e il risparmio energetico per ridurre il consumo di petrolio e gas;
  • Completamento dei piani di contigentamento nazionali e dei piani di preparazione al rischio (compreso il razionamento energetico;
  • Massima velocità nell’attuazione dei piani di riduzione dei consumi energetici: ciascuno Stato membro dovrebbe ridurre immediatamente la domanda, sia per i grandi consumatori che per le famiglie, prevedendo misure adeguate per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento degli ospedali e delle strutture di emergenza;
  • Diversificazione dell’offerta: creazione di una “piattaforma energetica UE”, per avviare un’intensa cooperazione prima con gli Stati Uniti, poi con la Norvegia, l’Egitto e Israele. Si sta lavorando già con piattaforme di collaborazione anche a livello regionale per vedere come rispondere alla domanda e come effettuare acquisti congiunti per ottenere prezzi migliori in una situazione di emergenza come quella attuale.Nei prossimi mesi sono previsti due possibili scenari:
  • Continua l’arrivo del gas russo: il previsto stoccaggio in Ue sarà possibile e visti i vincoli appena introdotti potremmo essere certi di coprire il 100% del fabbisogno europeo per 40 giorni… cioè meno di un mese e un metà del consumo standard;
  • il gas non arriva più: avremo un deficit di gas significativo rispetto al necessario, perché adempiremo al massimo a un riempimento dello stoccaggio del 70%. Sarà quindi necessario procurarsi gas dall’Azerbaigian e da altri paesi per garantire quanto necessario, oltre ad adottare un’obbligatoria e importante riduzione dei consumi, attraverso l’efficienza e il risparmio energetico.Si stanno valutando anche i price cap sul gas per evitare forti squilibri di mercato. Sul fronte nucleare, ci sono reattori russi in alcuni paesi europei, che in caso di guasti o necessità di manutenzione richiederanno l’intervento russo, e al momento non ci sono alternative. Per quanto riguarda l’idrogeno, al giorno d’oggi è prodotto per il 90% da gas naturale, e quindi dobbiamo procedere rapidamente a un idrogeno più pulito anche se non possiamo rinunciare a un idrogeno a basse emissioni di CO2 ottenuto con il gas.Diversi paesi, come Germania, Francia, Austria, Romania, Bulgaria, hanno deciso di riattivare le centrali a carbone per avere l’energia necessaria per sostituire il gas. L’Italia, che non ha più centrali nucleari, dovrà fare di più su fotovoltaico, solare, eolico, idrogeno ove possibile.

    Questo incontro, quindi, ha sicuramente svelato che la situazione è molto più grave di quanto non si percepisca a livello nazionale. I razionamenti energetici diventeranno una realtà a partire dal prossimo autunno, poiché la domanda di gas da riscaldamento aumenterà con i primi freddi. Ma anche se l’estate continua ad essere molto calda nel nostro Paese, la copertura del fabbisogno energetico per gli impianti di condizionamento potrebbe diventare problematica.


    D’altronde il nostro capo del governo ci aveva avvertito che avremmo dovuto spegnere i condizionatori…
    Insomma: la strategia europea delle sanzioni alla Russia si sta rivelando non solo del tutto inefficace per spingere Putin al ritiro dall’Ucraina (la Nato prevedeva che la guerra durerà almeno fino al 2023), ma per di più ha effetti catastrofici sull’economia dell’UE, di conseguenza delle contromisure russe; la nostra economia sarà sconvolta dalla crisi energetica, dalla carenza di materie prime, dal debito pubblico sempre più alto e meno sostenibile e dalle conseguenti speculazioni di mercato.
    L’Unione Europea ha messo a serio rischio la resilienza economica e sociale dei Paesi membri per seguire le scelte geopolitiche decise a Washington, facendo dell’Ucraina il campo di battaglia tra Usa e Russia e riversando sull’intera Europa i costi di una guerra che potrebbe assolutamente sono stati evitati e fermati immediatamente con un approccio diverso.
    Non so come andrà a finire, ma sicuramente ci aspettano mesi terribili e tutti devono saperlo in tempo per prepararsi al peggio.

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